Per la maggior parte le sue esplorazioni sono condotte sui paesaggi, incolti e senza azione, sempre inanimati, scrutati dal cielo, non contemplati ma meditati e sofferti, visioni colte a volo d'uccello e dipinte durante un veleggiare tormentato in mezzo a nubi burrascose tetre e infocate , o da un punto di osservazione collocato molto in alto, lassù, da dove si possono scoprire tutti gli effetti fantastici di un vasto panorama ed anche i dettagli di quel territorio esoterico, ostile, austero, inaccessibile, scenario immenso e drammatico, mai irradiato da luce viva, costituito da terra, aria e acqua. Il fuoco non è un elemento di questi luoghi, ma un colore fatale, un segno, una cifra degli altri tre.
Sono una solenne semplificazione del' immagine, ridotta agli elementi essenziali, che fissa scavando l’aspetto interiore di una natura selvaggia, che sembra non appartenere al nostro pianeta, ma ad un altro, misteriosissimo, dove cordoni litoranei protendono robuste braccia tortuose per frugare dentro un mare spaventevole.
Promontori minacciosi e animaleschi sembrano volerselo ingoiare tutto quel mare. Sagome di masse rocciose nettuniane adagiate e disposte, quasi in posa, in apparente tranquillità, immobili e inquietanti su di un' isola sinistra, che fingono di formare una
composizione di natura morta, ma che nascondono una furia veemente sotto la maschera già poco rassicurante.
Vaste distese di terre, terribili e stregate, sacrali e silenti, su cui sono tracciate ampie strade dritte e parallele che si incrociano rischiosamente e vanno ad infilarsi in un tunnel lontanissimo, in un piccolo buco fosco, per poi uscire dalla fessura di una montagna ridotte a stradine dirupate e serpeggianti.
Su queste piste improbabili compare talora un 'arcana automobile rossa (ridotta a minima scala di misura della maestosità e grandiosità del paesaggio) , senza pilota a bordo, acquattata dietro una curva o rintanata in un fosso, avendo forse in mira di dirigersi verso l'imbocco strozzato di una galleria ai piedi di una frastagliata montuosità.
È una congettura? Forse la vettura non si sposterà mai dal punto in cui è collocata .
In qualche rara veduta si ergono edifici spettrali , silenziosi, enigmatici, improbabili, forse mai abitati e forse destinati ad esserli mai, perché l'uomo non vive in questo mondo rappresentato da Goffrini, mondo frequentato soltanto, quando si palesa, dal fantomatico veicolo rosso che perlustra cauto o governa imperioso standosene lì, prospettive apparentemente incongruenti ma in realtà amministrate da attenta malizia. Mondo ai suoi Vedute primordiali o agli ultimi istanti o in transizione?
Aveva cominciato da bambino Goffrini , credendo di giocare , prima con le matite colorate ed in seguito coi pennelli, senza immaginare che stava per mettersi in viaggio con la sua fantasia su di uno scomodo veicolo (la metafisica vettura rossa) che non prevedeva fermate per la sua preda e che non I’avrebbe comunque lasciato mai scendere. Ben presto quel gioco divenne una totale dipendenza, ostinata, crescente.
La pittura per lui non è mai stata un divertimento, colto e talentuoso , un piacere libero, uno svago, privato e segreto, ma una febbre, una passione, una smania, un tormento affollato da dubbi, depressioni, impazienze, insoddisfazioni, ansie, un vizio sfrenato e ossessionante.
Bisogna però riconoscere alla sua dominatrice di avergli elargito qualche concessione: il conseguimento di un diploma di laurea; la pratica di uno sport; la gestione, con dei soci, di un ' azienda di Information e Communication Technologies in cui si producono software per Internet.
L'ultima di queste carità risulta alquanto pelosa poiché , occupandosi Goffrini, nell' ambito di questa attività, anche di grafica e webdesign, gli avrebbe permesso di incrementare la sua dimestichezza con gli spazi e le proporzioni. Il rugby poi poteva contribuire a fortificarlo onde affrontare al meglio, fisicamente, le prove del suo severo mandato.
Andrea Goffrini è nato nel 1964 . Ha avuto uno sviluppo precocissimo come pittore, se i suoi paesaggi realizzati alla fine degli Anni Settanta rivelano già doti artistiche non certo da principiante, ricchi come sono di sensibilità e invenzione, cui un giovane di vocazione raramente sfugge, pur non avendo frequentato né Accademie, né botteghe, né maestri, né compagni in questo esercizio.
Nel suo cammino solitario non ha mai incontrato qualcuno che gli indicasse una pista meno scoscesa, una scorciatoia meno sassosa, un sentiero più praticabile.
Con eroica umiltà, ardente, ha cercato da solo, e trovato, il suo metodo ed il suo linguaggio pittorico, una sintassi solida, superando presto le ingenuità, le acerbità ,le inesperienze , divenendo il docile e controllato messaggero dei suoi slanci e delle sue concitazioni espressive.
Le suggestioni e gli stimoli - ma soltanto quelli che l' hanno aiutato ad affrontare la magia (lel dipingere, senza mai esercitare influenze gli erano forse venuti anche dagli innumerevoli quadri, che si. era trovato sin da fanciullo davanti agli occhi sulle pareti di casa, frutto delle continue acquisizioni che facevano i genitori, attenti collezionisti.
Nelle pareti della casa di famiglia, suggestioni di Corsi, Gianquinto, Guttuso, Soldati, Gaibazzi, Maral, Francese, Maccari, Sutherland, Music, Manzù, Mattioli, Eibish, Ligabue, Bellegarde, Vacchi, Meloni, Cassinari. Ma a nessuno di questi artisti dai linguaggi più disparati deve qualcosa. E meno ancora alle mostre ed ai musei, che ha raramente frequentato.
Mi ha detto una volta: " Forse la mia scarsissima conoscenza della storia del' arte ha consentito alla mia pittura di venire fuori senza debiti e sensi di colpa. Ero assolutamente privo dei più elementari rudimenti tecnici. Così mi sono divertito, ma anche incazzato spesso, a sperimentare. E ad ogni piccolo risultato che sembrava segnare un modesto miglioramento mi sentivo quasi un inventore; mai soddisfatto però "
Il supporto privilegiato delle sue esplorazioni, dai primi cimenti, è stata la carta, incollata poi su pannelli di legno. Un tipo di carta spessa, ruvida, mal calandrata, che rivela frammenti di fibre tessili, di paglia ed altre inclusioni.
Una carta povera, da imballaggi, da pacchi dal contenuto misero o depistanti in quanto racchiudono un tesoro che si vuole dissimulare. La stessa superficie sulla quale compone ancora oggi. Raramente si lascia tentare dalla tela, che non lo appaga come la sua meravigliosa cartaccia grezza che successivamente incolla su legno..
Non è e non è mai stato soddisfatto dai colori che escono dai tubetti né dalle tinte che si formano accordandole o impastandole con le più strane sostanze cromatiche. Ne cerca altre.
Anche di notte, quando si alza da letto per esplorare, con l'aiuto di una torcia elettrica , i cambiamenti provocati da un fascio di luce diretta o radente sulla superficie dell' ultima composizione per tentare poi di riprodurre quegli effetti che gli sembrano più suggestivi e confacenti.
Pochi occhi di pittori si sono consumati come i suoi ad interrogare ogni forma, ogni colore, ogni vibrazione di luce.
Corteggiando anche il caso e l'irrazionale, con ingegnosa ed instancabile abilità artigianesca, sperimenta le qualità di coloranti i più bizzarri,sfrutta le possibilità di sostanze inconsuete, quali i molteplici prodotti della cosmesi femminile, le varie tonalità di pigmenti degli stick per labbra, gli ombretti, le lacche, le creme per la pelle contenenti microparticelle iridescenti, le matite per gli occhi, i mascara, i phard, i blush, i gloss.
Usa abitualmente il giallo dello zafferano, il giallo-bruno della cannella, il carminio della cocciniglia, i verdi trasparenti di alcune erbe e persino la cenere delle innumerevoli
sigarette fumate, cosparsa su un colore fresco, e il dito di vino rosso rimasto nel bicchiere dove si sono affogate le cicche, che sulla carta diviene un oro bruno insuperabile.
Attraverso un labirinto di procedimenti, i più azzardati,riesce a far concorrere e coabitare i suoi ritrovati con le tinte a colla, ad olio, a guazzo,a tempera, a pastello, a smalto.
Questa stesura pittorica,di rarissime variazioni cromatiche,dal coloratissimo e spiazzante timbro, impiega mesi ad essiccare, nonostante l'esposizione al sole cocente, al fresco della. notte sul terrazzo, alle ventate incessanti dell'asciugacapelli portato al massimo del calore ed alla permanenza in un forno a media temperatura. Anche perchè gli strati di cui è costituita sono multipli. Questi spessori sovrapposti non sono gratuiti, risultando da insoddisfazioni, da lavoro ripreso più volte.
Ma in questa consistente matericità si accumula una carica di energie e di emozioni che poi esplode e si manifesta. Grazie anche alla collaborazione dell'eroica carta che riesce quasi sempre a superare i trattamenti cui è sottoposta.
Una volta stabilizzata, la materia pittorica, attraverso intrinseci processi chimici, il passare del tempo e gli sbalzi climatici, produce fenomeni e trasformazioni di una bellezza strabiliante, irraggiungibile al di fuori di questo procedimento inconsueto, alchimistico, che tramuta la materia stessa in pittura, produce altre raffigurazioni,suggerisce altre immagini inattese. Le risorse ignote celate nel magma stesso fanno identificare, con infinite variazioni, il cercare e il trovare di Goffrini.
Il colore sognato ed inseguito, ma inaspettato, scoppia silenziosamente, manifestandosi magico come l'aveva immaginato, anche perché la quantità di cause mutanti è enorme in quel crogiuolo di ingredienti costituito dalle sue carte.
Ma questo risultato è una conseguenza, non uno scopo. Componendo la sua pittura, Goffrini, che odia il pittoresco del buon gusto tanto nella vita corrente quanto nei suoi quadri, non cerca effetti e ancor meno una soddisfazione estetica.
L'immagine ottenuta attraverso la sua scrittura magica è per lui il mezzo di rendere non visibile il suo “pensiero-sogno” e di non comunicarlo tutto agli altri.
Si lascia trasportare su regioni estreme, tanto lontane e astratte dalla illusoria dimensione quotidiana, per catturare, magari ingrandendo o isolando un particolare, un frammento di idea, di pensiero, di rivelazione, di messaggio, per estrarre un segno, un sintomo da quegli oscuri recessi , da celare nel suo racconto dipinto.
Andrea Goffrini non chiede interpretazioni delle sue opere. Vuole solo che i suoi quadri contengano ciò che il suo occhio ha raggiunto e capito, tra la realtà e irrealtà , il concreto e l'indefinito, l'occulto ed il presunto palese.